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Autolesionismo in adolescenza, che fare?

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Sempre più ragazzi tra i 13 e i 16 anni si praticano delle lesioni volontarie per sopperire a delle incapacità di espressione delle proprie emozioni.

In questa puntata cerchiamo di analizzare cosa può fare un genitore nel momento in cui scopre la propria figlia o il proprio figlio ad autolesionarsi.

https://www.spreaker.com/user/10283545/autolesionismo-in-adolescenza

Se hai voglia di dirmi cosa ne pensi delle puntate, vuoi suggerirmi un argomento che ti interessa, o farmi una domanda, puoi trovare tutti i modi per contattarmi qui: https://pedgabriele.zanoni.website/contatti/

Per le musiche si ringraziano AUDIOSPHERE e DHDMusic su https://www.jamendo.com/

 

Se hai TEMPO e preferisci LEGGERE invece che ASCOLTARE, questo è per TE:

Autolesionismo in adolescenza, che fare?

Genitori perfetti o quasi” è il primo podcast di educazione dedicato ai genitori per crescere al meglio i propri figli. Attraverso idee, riflessioni e strategie, cercheremo di rispondere alle cruciali domande di mamme e papà, io sono Gabriele Zanoni e ricordati: buoni genitori non si nasce, buoni genitori si diventa!

Ciao a tutte le mamme e tutti i papà di “Genitori perfetti o quasi” e benvenuti per una nuova puntata da Gabriele Zanoni.

L’argomento di oggi è particolarmente impegnativo, parliamo infatti di autolesionismo in adolescenza. Prima di entrare nello specifico, lasciatemi ringraziare Maria per avermi suggerito questo tema davvero importante.

Cos’è l’autolesionismo? Si parla di autolesionismo quando un adolescente, attraverso oggetti appuntiti o taglienti quali lamette, graffette punte, spilli o anche le proprie unghie, si provoca delle ferite.

Perché lo fa? Lo fa come grido di aiuto per il mondo perché non riesce a gestire un dolore interno. Non sa come esprimere sentimenti molto forti e opprimenti come la rabbia, la frustrazione, la tristezza, direi quasi la depressione (non nel senso del termine tecnico-psicologico), non sa come farli uscire da sé, e li trattiene finché non inizia ad utilizzare questo strumento che non placa il dolore interno ma lo sposta da qualcosa di impalpabile a qualcosa di estremamente fisico, cosa fare nel momento in cui un genitore scopre che il proprio figlio ha delle ferite causate da se stesso?

Anche se la prima cosa che vi viene da fare è quella di urlargli contro, ovvero scaricare la frustrazione attraverso l’aggressività, è indispensabile che manteniate la calma. Il ragazzo o la ragazza che pratica l’autolesionismo non riesce a sostenere il proprio dolore, tanto meno quello degli altri. Inoltre vedere la rabbia della madre o quella del padre, vedere questa reazione aggressiva nei confronti dell’unico metodo che loro conoscono per liberarsi del dolore, causa dolore aggiunto. Lo stesso discorso vale per i commenti colpevolizzanti che non fanno altro che alimentare la sofferenza interna e aumentare la difficoltà nel trovare strategie differenti nell’espressione di questa.

Spesso i genitori hanno un forte sentimento che li riguarda personalmente: il senso di colpa. Per quanto difficile possa sembrare bisogna placarlo, cominciare a chiedersi com’è possibile che vostro figlio si faccia questo e come abbiate fatto a non rendervene conto prima o iniziare ad autodefinirvi pessimi padri o pessime madri non è d’aiuto, sono pensieri che vanno bloccati dal momento che sicuramente non miglioreranno la situazione, ma anzi, la peggioreranno. Se l’obbiettivo primario è quello di aiutare vostro figlio, concentratevi.

Cosa bisogna fare? Nulla più che offrire comprensione, hanno bisogno di essere capiti. Chiariamoci, non è facile, un genitore non sa perché suo figlio si faccia del male, dovete impegnarvi a comprendere che è l’unico modo che vostro figlio ha trovato per rispondere a questo dolore. È una strategia sbagliata, che provoca ulteriore dolore? Benissimo, allora iniziate a lavorare sul loro dolore e cercate di capirlo. I vostri figli hanno bisogno di sapere che c’è qualcuno che sta capendo cosa gli sta succedendo. Aprite il canale della parola, è un canale che probabilmente non usano se hanno trovato come unica via di comunicazione l’autolesionismo, la parola risulta essere liberatoria, cercate dunque di aiutarli ad esprimere questo loro malessere, questo loro disagio a parole, aiutateli a parlare del loro dolore, da dove derivi e cosa ci sia sotto, ma non chiedetegli mai del gesto.

Mi raccomando, contattate un professionista per vostro figlio o per vostra figlia, è importante, i professionisti possono toccare con maggiore velocità e precisione i punti giusti, possono aiutare il ragazzo o la ragazza a sbrogliare questo tipo di tematiche in minor tempo, permettendogli di riprendere a parlare. Non significa che dovete mollarli al professionista, voi siate sempre presenti, siete il primo supporto, la persona che vostro figlio dovrà sempre avere al suo fianco.

Vi suggerisco inoltre di contattare un professionista anche per voi, è importante, dopo esservi giustamente concentrati su vostro figlio bisogna passare a se stessi. I sensi di colpa sono indubbiamente molto forti. Potete scegliere tra due tipi di professionisti, che fanno due cose diverse: lo psicologo o il pedagogista, per reinstaurare eventualmente una nuova relazione educativa positiva con vostro figlio o vostra figlia. Scegliete da chi farvi aiutare in base a come vi sentite, ma soprattutto non state da soli, supportatevi e fatevi supportare.

L’ultimo consiglio che vi do è che nel momento in cui avete intrapreso un percorso mostratevi presenti ma non oppressivi, non controllate con ansia se vostro figlio o vostra figlia si sta facendo del male, siate presenti e fate in modo che lo sappiano, ma non stategli con il fiato sul collo.

In sintesi:

1. L’autolesionismo in adolescenza, si manifesta attraverso ferite autoinflitte, utilizzate come strategia per esprimere un dolore interno che non sanno gestire.

2. Cosa fare quando un genitore trova il proprio figlio in questa situazione?

-non reagire con aggressività;

-non colpevolizzare;

-placare i propri sensi di colpa perché l’obiettivo primario è aiutare i propri figli;

-offrire comprensione perché hanno bisogno di essere capiti;

-cercare di aprire il canale comunicativo della parola;

-contattare un professionista per loro e contattare un professionista per voi;

-mostratevi sempre presenti ma non oppressivi

Spero che questa puntata vi sia stata utile, spero che possa essere un ulteriore elemento di conoscenza per voi, vi ringrazio per l’ascolto, vi ricordo che potete trovare tutte le puntate sul nostro sito, trovate il link in descrizione e ricordatevi: buoni genitori non si nasce, buoni genitori si diventa!

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